di Thalif Deen
NEW YORK (IDN) — Fin dalla sua creazione 76 anni fa, le Nazioni Unite si sono occupate di uno dei suoi mandati primari, vale a dire il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.
Ma nel corso degli anni, quel mandato è stato esteso per includere il mantenimento e la costruzione della pace, il disarmo nucleare, la diplomazia preventiva e, più recentemente, una cultura della pace.
Un ex segretario generale delle Nazioni Unite, il compianto Kofi Annan, ha fornito una definizione che ha fatto epoca quando ha affermato: “Nel corso degli anni, ci siamo resi conto che non è sufficiente inviare forze di pace per separare le parti in guerra. Non è sufficiente impegnarsi in sforzi di costruzione della pace dopo che le società sono state devastate dal conflitto. Non basta fare diplomazia preventiva’
“Tutto questo lavoro e’ essenziale”, ha detto, “ma vogliamo risultati duraturi. Abbiamo bisogno, insomma, della cultura della pace».
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha dichiarato ai delegati del “Forum virtuale di alto livello sulla cultura della pace” il 7 settembre: “Da quando sono state fondate le Nazioni Unite non abbiamo mai affrontato una minaccia così complessa e multidimensionale sia alla pace che alla sicurezza globali”.
Di fronte a questo grave pericolo, ha sottolineato, ora è più importante che mai lavorare per una cultura della pace, come fondamento essenziale della cooperazione e dell’azione globali.
Il concetto di una cultura di pace, ha detto, ha la sua genesi in un’iniziativa proposta più di 20 anni fa da Anwarul K. Chowdhury, un diplomatico del Bangladesh ed ex alto funzionario delle Nazioni Unite.
Gli ambasciatori si sono incontrati ogni anno dal 2012 per sostenere il loro impegno nei confronti della Dichiarazione e del Programma d’azione su una cultura di pace, che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, col consenso di tutti e senza reserve, il 13 settembre 1999, ha affermato Guterres.
Il discorso di apertura al forum di alto livello è stato pronunciato dalla dott.ssa Beatrice Fihn, direttore esecutivo dell’organizzazione vincitrice del premio Nobel per la pace, International Coalition for the Abolition of Nuclear Weapons (ICAN). È la sesta vincitrice del premio Nobel per la pace come relatrice principale dei “Forum Culture of Peace”. Ha detto che sentirsi onorata di dire orgogliosamente che tutte sono illustri donne distinte da premi Nobel.
L’Ambasciatore Chowdhury, l’iniziatore di quella storica risoluzione dell’Assemblea Generale del 1997, ha detto ai delegati che molti considerano la pace e la cultura della pace come sinonimi.
Ma c’è una sottile differenza tra la pace, cosi’ come generalmente intesa, e la cultura della pace, ha sottolineato.
“In realtà, quando parliamo di pace ci aspettiamo che altri, ovvero politici, diplomatici o altri professionisti, prendano l’iniziativa mentre quando parliamo di cultura della pace, sappiamo che l’azione iniziale comincia con ognuno di noi”, ha affermato l’Ambasciatore Chowdhury, fondatore del Movimento Globale della Cultura della Pace (GMCoP) ed ex Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite.
Per più di due decenni, l’ambasciatore Chowdhury ha contribuito a far progredire la cultura della pace “che mira a rendere la pace e la non violenza una parte di noi stessi, della nostra personalità, una parte della nostra esistenza come esseri umani”.
Nel 1997, ha preso l’iniziativa proponendo, insieme ad altri ambasciatori, in una lettera al neoeletto Segretario Generale Kofi Annan, di includere uno specifico punto all’ordine del giorno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) sulla cultura della pace .
Un nuovo punto all’ordine del giorno è stato quindi concordato, dopo I notevoli ostacoli negoziali, e il nuovo punto è stato assegnato all’ Assemblea Plenaria Generale nella discussione annuale.
L’Assemblea Generale ha inoltre adottato una risoluzione per dichiarare l’anno 2000 “Anno internazionale per la cultura della pace” e, nel 1998, una risoluzione per dichiarare il periodo dal 2001 al 2010 “Decennio internazionale per la cultura della pace e della non-violenza per i Bambini del Mondo”.
Il 13 settembre 1999, le Nazioni Unite hanno adottato la Dichiarazione e il Programma d’azione sulla cultura della pace, un documento monumentale che trascende i confini, le culture, le società e le nazioni.
“È stato un onore per me presiedere i negoziati di nove mesi che hanno portato all’adozione per consenso di questo storico documento normativo”, ha affermato l’ambasciatore Chowdhury.
Quando gli è stato chiesto di valutare i progressi compiuti finora, ha detto alla IDN: “Al Forum di alto livello annuale delle Nazioni Unite sulla cultura della pace del 7 settembre, in qualità di presidente della tavola rotonda, ho ribadito la mia preoccupazione, che sfortunatamente, la cultura della pace deve ancora raggiungere il suo valore e il dovuto riconoscimento, a livello globale e nazionale, di mandato universale per l’umanità di una pace sostenibile nel vero senso della parola”.
Interrogato sulle prospettive per il futuro e su eventuali piani per far avanzare il concetto nel sistema delle Nazioni Unite, ha affermato che la Dichiarazione e il Programma d’azione sulla cultura della pace adottati nel 1999, per consenso e senza alcuna riserva, è una pietra miliare fondamentale delle Nazioni Unite.
“L’Organizzazione dovrebbe farlo suo e interiorizzare la sua attuazione in tutto il sistema delle Nazioni Unite. Sembra esserci letargia in quella direzione perché, credo, che il Segretario generale abbia bisogno di fare della cultura della pace una parte della propria agenda di leadership. Dovremmo ottenere quell’attenzione e quell’impegno da lui”.
Inoltre, ha affermato, le entità delle Nazioni Unite, o almeno la maggior parte di esse, sono preoccupate di ciò che è noto come “agenda attiva”, che è una sorta di risoluzione o di archiviazione quotidiana dei problemi.
“Ciò significa: nessuna opportunità di concentrarsi su un obiettivo lungimirante di una pace sostenibile come strumento praticabile che l’ONU possiede nel programma di cultura della pace gia’ adottato. È come una persona che ha bisogno di una macchina per andare al lavoro e ha una macchina… ma non ha il minimo interesse a saperla guidare”, ha dichiarato.
Nel frattempo, secondo una nota concettuale, il tema di quest’anno per il Forum di alto livello avrebbe dovuto “fornire una piattaforma per esplorare e discutere molteplici modi e mezzi di responsabilizzare tutti i segmenti della società, verso una ripresa resiliente, garantendo anche l’equità dei vaccini, colmando il divario digitale, garantendo l’uguaglianza e l’emancipazione delle donne e sfruttando il potere dei giovani, tra le altre cose”.
Nel corso degli anni l’ambito della Cultura della Pace si è ampliato ed è diventato più rilevante che mai. Il concetto ora abbraccia un’ampia gamma di questioni correlate e sono state adottate più risoluzioni nell’ambito di questo punto all’ordine del giorno.
Il forum di alto livello di quest’anno si è svolto in un momento in cui la comunità internazionale sta ancora affrontando l’enorme sfida rappresentata dall’impatto omnicomprensivo e debilitante dell’apparentemente infinita pandemia di COVID-19.
Mentre gli sforzi di recupero sono in corso, gran parte del mondo è ancora impegnata in una battaglia per la vita o la morte con il virus e le sue varianti. La disuguaglianza e le violazioni dei diritti umani si stanno ampliando in molteplici forme e dimensioni.
L’incitamento all’odio, l’estremismo e la xenofobia, manifestati nella maggior parte dei casi con la violenza, sono in aumento. Oltre a tutto ciò, l’emergente “nazionalismo dei vaccini” minaccia di minare gli sforzi per porre fine alla pandemia a livello globale.
È, quindi, un imperativo inculcare i valori della Cultura della Pace tra nazioni, società e comunità, con particolare attenzione alle giovani generazioni, attraverso la promozione della compassione, della tolleranza, dell’inclusione, della cittadinanza globale e dell’empowerment di tutte le persone, la nota dichiara. [IDN-InDepthNews – 10 settembre 2021]
Credito immagine: Nazioni Unite